
Hospitality in sofferenza a Londra nella settimana numero 1 della crisi Coronavirus. Drastici i cali nelle presenze e vendite, forti le misure in atto.
Da Victoria a Soho, passando per Mayfair la città, che è sempre stata ghiotta di camerieri e lavapiatti, adesso si appresta a lasciarli a casa.
Tagliano le ore
Vuoi il calo delle presenze e delle prenotazioni, i ristoranti hanno iniziato a tagliare le ore. Si lavora di meno, quindi c’è bisogno di meno personale.
Un guaio per ristoratori, un guaio per il personale che, lavorando meno, guadagna meno.
Chiusure sono già state registrate ad esempio lungo la direttrice che da Victoria porta a Mayfair. Anche qui, in particolare, nel quadrato dell lusso londinese le prenotazioni sono calate.
“C’è preoccupazione – mi conferma un manager attivo a Mayfair – ma c’è anche la percezione che si stia facendo veramente poco anche sul lato della prevenzione”.
Anche bar e catene di bar corrono ai ripari. Dove non si opti per la chiusura, i manager tagliano le ore o invitano i dipendenti ad anticipare le vacanze, dove non si scelga addirittura per un più ampio periodo di leave.
Molti, infatti, stanno pensando di rientrare nel paese di origine ed attendere lì che si manifesti il picco della crisi.
Uffici in movimento
Ma c’è preoccupazione anche negli uffici e ai piani alti delle corporate e business londinesi.
Da Moorgate a Chancery Lane, ci si organizza.
Lo smart working, il lavoro da casa, inizia a diffondersi con le aziende che hanno iniziato la distribuzione di computer ai lavoratori per fronteggiare una potenziale escalation. A Canary Wharf, il secondo centro finanziario della Capitale inglese, gli interi uffici si organizzano per il lavoro agile.
Intanto attesa la decisione del governo Johnson che potrebbe inasprire le misure, scarne, intraprese in questi giorni. C’è preoccupazione, ed è ora che il primo ministro aggiusti il tiro.